Hai mai servito un cattivo cliente? Attento a questi segnali…

Non si augura a nessuno un cattivo cliente… prima o poi potrebbe capitare anche a te!

È vero, tra i tanti clienti, qualcuno particolarmente difficile mi è capitato, e ne sono uscito con le ossa rotte.

Non perché sia cattivo in senso lato, ma perché aveva tutte le caratteristiche per essere riconosciuto come tale e capire in tempo che non sarebbe stato facile gestirlo… e così è stato!

In questo caso occorre, nella massima correttezza, interrompere il rapporto alle prime avvisaglie.

Servire un cattivo cliente è una decisione molto difficile da prendere, perché potrebbe portarsi dietro costi difficilmente stimabili a priori che potrebbero farti rimpiangere il momento in cui l’hai incontrato.

Magari in quel momento eri un po’ a corto di lavoro e ti faceva comodo, ma non hai pensato ai costi nascosti che sarebbero potuti venir fuori dalla gestione di quel cliente.

Vediamo subito come si riconosce un cattivo cliente

Non vuole sottoscrivere la lettera di incarico: con la scusa che lo ritiene una mancanza di fiducia nei suoi riguardi oppure che lo sottovaluta perché tanto non succederà nulla di strano, farà di tutto per non firmarlo;

È poco rispettoso della tua professionalità: spesso chiede, all’impresa che sta realizzando i lavori, modifiche senza farti sapere niente, salvo poi dirti che non sei disponibile quando serve, addossandoti la colpa;

Ti mette in condizione di avere problemi sul cantiere e/o con gli organi competenti: dopo aver concordato il progetto, durante il corso dei lavori, ti chiede di realizzare delle opere non conformi agli strumenti urbanistici. Oppure vuole realizzarle senza aspettare i tempi tecnici per comunicare agli organi competenti le modifiche richieste. In questo caso, noi sappiamo a cosa andiamo incontro, le responsabilità che ci sono state addebitate sono tante e pericolose per il prosieguo della nostra attività. Un cattivo cliente spesso si considera furbo, non capendo o non volendo capire il danno che potrebbe provocare a se stesso e agli altri;

È un cattivo pagatore: paga quanto dice lui e quando vuole lui, rischi di perdere molto tempo per recuperare quanto pattuito, rimettendoci la salute;

Non collabora: quando si instaura un rapporto lavorativo con il cliente, si cerca di sviluppare, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, una sorta di collaborazione, dove ognuno ha da insegnare qualcosa all’altro, sia in termini professionali che umani. Se però non ti ascolta, lo vedi che è superficiale nella relazione, non ha molto senso impegnarsi più di quanto dovresti (in giro ci sono tecnici meno costosi ma che probabilmente non supportano il cliente quanto dovrebbero);

Non fa buona pubblicità: si dice che un cliente insoddisfatto parlerà male di te con venticinque persone, uno soddisfatto solo con dieci… quindi attento a capire in tempo con chi hai a che fare. Oggi, spesso abbiamo a che fare con “tuttologi”, e dobbiamo fare i conti anche con la possibilità di ricevere giudizi negativi senza motivo, anche perché sarà difficile che un cattivo cliente perderà tempo a capire la qualità del lavoro che hai svolto.

I costi di un rapporto di questo tipo sono tali, sia a livello economico sia a livello personale che conviene risolverlo nel più breve tempo possibile, o quanto meno prima di spingerci in azioni che potrebbero ulteriormente rovinare la relazione.

Questa decisione deve spingerci a migliorare la qualità del nostro servizio perché il cliente “buono” è molto esigente ed è capace di valutare la tua professionalità.

Per cui, sfrutta questa occasione per crescere e differenziarti sempre di più dai tuoi concorrenti.

E comunque, alla base di tutto, una lettera d’incarico ben redatta può salvarti da problemi di tipo legale ed economici, per cui, non sottovalutare questo documento e rendilo imprescindibile in ogni lavoro che cominci.
E a te è mai capitata questa esperienza?

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